MEDICAL THRILLER: DOC ROVERSI


E i vecchi, tanti, da accompagnare. Loro ne hanno bisogno, mi cercano, lo chiedono. I parenti mi chiamano. Non capisco perchè l'inizio vita sia assistito da infermieri, ginecologi, ostetriche. A volte anche 4 o 5 persone. Il fine vita, al massimo un prete, che fa i suoi gesti rituali, poi se ne va.




GHIACCIO. Il paese dove lavora Roversi è coperto da un sottile e malefico strato di ghiaccio. Si chiama gelicidio e capita a volte nella pianura padana. Non si cammina, la gente cade e tanti finiscono in Pronto Soccorso. Roversi deve fare un turno terribile fra fratturati e lussati. Fra questi c'è Elizabeth Siddal, una bella ragazza con lunghi capelli rossi e una brutta ferita a una mano. Roversi è incuriosito dal personaggio anomalo e affascinante, e si rende disponibile per curare la ferita. Ma Elizabeth non è soltanto quello che sembra, e Roversi dovrà accettare l'incredibile realtà, fra mistero e fantasmi, per aiutare la fanciulla dalla chioma rossa a tornare alle sue origini e ritrovare la serenità.
(Senza illustrazioni)












È un trauma strano, raro. Un colpo di fucile, una doppietta da caccia, che si scarica su una mano appoggiata alla bocca da fuoco. Un trauma terribile, devastante, un buco che oltrepassa la mano da parte a parte. Roversi è reperibile e viene chiamato per la ricostruzione della mano offesa. La storia parte così, con la telefonata del portiere che convoca il Dr Roversi in reperibilità. Il secondo personaggio che compare è Giusy, infermiera appena assunta, estroversa, allegra. È lei che presta la prima assistenza al ferito da arma da fuoco e rimane fino al termine del libro la principale assistente del Doc. Ma il problema maggiore è il ferito, Rodolfo Grossi, latifondista della bassa, imprenditore, ricco e potente. E la storia prende una piega diversa quando Roversi si rende conto che il colpo d’arma da fuoco non è stato un incidente come dichiarato, ma qualcuno ha premuto su quel grilletto, e quel qualcuno vive nella villa dove Grossi amministra la sua infinita proprietà. Roversi non tollera questi dubbi e deve raggiungere la verità, e per trovarla deve scavare negli anni, ricostruendo un mondo padronale antico e potente, rivivendo i suoi incubi ancora riaffioranti. È una storia di violenza e sangue, ma anche di sensualità e leggerezza, d’odio e di desiderio.
(illustrazioni in bianco-nero)
Un lunedì mattina l’ispettrice Angelina Carta non si presenta al lavoro. Non lo comunica a nessuno, è scomparsa. Già nel pomeriggio Roversi e il Colonnello Grandi si rendono conto che la situazione è anomala e cominciano a cercarla. E di lei nessuna traccia. Non era coinvolta in un’indagine pericolosa, ma soprattutto non è nel suo stile dissolversi nel nulla senza avvertire. Angelina è stata rapita. Nascosta in una prigione lussuosa e raffinata, comoda ed elegante, ma pur sempre sequestrata. Ed è arrabbiatissima. Parla tramite un citofono nascosto con il suo rapitore, che si scusa per averla rinchiusa e per farsi perdonare le prepara pranzetti e cene squisite. Ma Angelina rimane pur sempre rinchiusa un una camera blindata. Il suo sequestratore si confida serenamente con lei, le dice di chiamarsi Amedeo, e di essere stato costretto a portarla via. E per spiegarle il motivo le racconta una storia del grande Modigliani, di Maurice Utrillo e di Kiki di Montparnasse, e di una cena nel miglior ristorante con compagnia di Parigi nel 1916. La clausura di Angelina e la cena di Dedo sono in qualche modo legate, per la confezione di un grande falso ormai pronto per essere commercializzato. La vicenda si concluderà nell’asta di Sotheby a Parigi, dove Angelina e Roversi assisteranno alla vendita del grande falso Modigliani, tanto ben fatto e documentato da non poter essere denunciato
Angelina Carta è stata promossa a ispettore di Polizia e trasferita al reparto Tutela Beni Artistici e Culturali. Il primo incarico è di seguire le tracce lasciate da un vecchio boss mafioso condannato al domicilio coatto nella sua città. Secondo informazioni vaghe, il boss potrebbe avere notizie del furto della Natività di Caravaggio di Palermo, mai ritrovato. Angelina si immerge nelle ricerche e riesce a recuperare un filo di indagine forse utile. Nel frattempo incontra due ragazzine che le confidano di aver subito uno stupro durante una festa della scuola. È un racconto confuso e ambiguo, ma Angelina non può disinteressarsi. Le ragazze sostengono di essere state vittime di più maschi, mentre erano sotto l’effetto di un sedativo, ma non portano prove e rifiutano di partecipare a un procedimento investigativo vero. Ma Angelina vuole comunque trovare i responsabili. Il Branco. Per inserirsi nel gruppo dei ragazzi partecipanti alla festa, Angelina si affida a Marco, coetaneo delle ragazze, inserito nel gruppo e dotato di buone capacità di descrivere il branco, anche graficamente. Marco ama disegnare e vorrebbe seguire la carriera delle belle arti. È appassionato di fumetto Manga. Le ricerche si estendono dal branco al furto della tela di Palermo e la conoscenza fra Angelina e Marco diventa complicata. Alla fine Angelina dovrà fare i conti con la complessità delle emozioni umane e capirà che spesso le delusioni nascono da confuse illusioni.
Natale da incubo. Un ragazzo in crisi di delirio psicotico corre con il suo motorino all'inseguimento della sua follia. Il suo rancore si chiama Rottweiler. Roversi è coinvolto per via di un Paziente della pediatria percosso fino a fratturare un avambraccio. Il suo carattere e la presenza di Angelina Carta, ispettrice di Polizia, e di Valeria, infermiera dell'ospedale, lo obbligano a cercare il pazzo criminale. Ma sarà Aisha, sequestrata dal ragazzo, a risolvere il dramma della psicosi con il suo sapere antico.
(illustrazioni in bianco-nero)










































Un ragazzo ha un incidente in moto, un'ambulanza corre nella nebbia verso un centro gravi ustionati, il Doc Roversi vive la tragica notte del soccorso, ma il Paziente muore. Era un falegname appassionato di antichità. Molti secoli prima, un ragazzo di bottega della scuola di Masaccio è incaricato di preparare per un affresco in un oratorio di montagna in attesa del Maestro. E' Ranuccio, spirito fiorentino innamorato della vita. Dovrà rimanere alcuni mesi presso quella chiesetta sui monti e conoscerà Bernarda, figlia del locandiere del posto e meravigliosa fanciulla. Ma tutto di infrange per la malasorte e lui dovrà fuggire, non prima di aver nascosto un prezioso fregio a predella di Beato Angelico, per vendetta nei confronti del mondo intero. Secoli dopo sarà proprio il Doc Roversi a ritrovare l'antico reperto, seguendo gli appunti del motociclista morto alla ricerca di antichità da restaurare.










TREPONEMA PALLIDO: Il Treponema pallido è un microbo del genere delle Spirocheta. È piccolissimo, sottile e arricciato, e, visto al microscopio può sembrare un serpentello. È responsabile della sifilide, malattia subdola ma anche grave se non adeguatamente trattata, fondamentalmente con la Penicillina. Il contagio avviene per via sessuale, ed è presente spesso nei teatri di guerra dove frequentemente si consuma lo stupro etnico. Il Dot. Roversi si trova ad operare una ragazzina rifugiata di guerra ospitata in un centro d’accoglienza, e deve rimuoverle dal polso una piccola formazione, presunta cisti. E scopre invece trattarsi di una gomma luetica, espressione di una sifilide al secondo stadio. È un periodo delicato per lui, si sta separando dalla moglie e ha in corso un trattamento psicoanalitico per cercare di risolvere gli incubi che lo fanno svegliare urlando tutte le notti. L’agente Angelina Carta invece incontra Guido, ragazzo geniale e vulcanico, bello come un angioletto leonardesco venuto male, e se ne invaghisce. I tre dovranno capire come la ragazza bosniaca s’è infettata e quando, e, soprattutto, chi continua ad abusarne.










Maria Dos Santos è una prostituta ed è morta per una ferita alla gola. Il Dr. Roversi l'aveva conosciuta prima del delitto per un grave incidente stradale e per questo è convocato come testimone da Angelina Carta, agente scelto della polizia locale, responsabile dell'indagine. Roversi non sopporta che i suoi Pazienti muoiano per altre cause, quando il suo lavoro era venuto perfetto.









