MEDICAL THRILLER: DOC ROVERSI
FRANZ KÖNIG racconta DOC. ROVERSI
Conosco il dottor Roversi, lo conosco bene da quando è nato.
È un medico, lavora in un ospedale di provincia, è specializzato in ortopedia, il suo lavoro è riparare le ossa e altri tessuti feriti, lavora con il sangue. Il sangue non gli è mai piaciuto, ci si è abituato. Dice che il sangue ha un suo odore, che finisce per piacerti, come un vecchio vino rosso.
Lavora nell’ospedale di un paese vicino a Modena, la città celebre per i motori della Ferrari e il vino rosso frizzante che lui detesta.
Roversi non ha un buon carattere. È prevalentemente depresso e preferisce definirsi malinconico, ma lo dice solo per non deprimersi ancora di più. Ha una lunga esperienza di psicoanalisi e per anni si è aspettato questo epiteto, " depresso", ma non aver mai sentito questa parola non ha fatto altro che renderlo più malinconico.
Si fa chiamare Doc, non l'ha scelto lui, è diventato il suo nome di servizio. Pare che derivi da un personaggio del selvaggio West, Doc Holliday, un pistolero della fine del XIX secolo che, almeno nei film, preferiva morire in una sparatoria piuttosto che di tubercolosi. Doc Holliday era in realtà un dentista. Roversi ha una fervida immaginazione. Al termine dell'università, gli studenti devono fare vari periodi di frequenza nelle cliniche. In quelle sedi il personale li chiama genericamente Doc. gli studenti più furbi e smaliziati, dopo poco, vengono individuati con il loro nome di battesimo. Roversi è rimasto DOC.
Roversi è un solitario. Si vede come una pecora, che si muove con il gregge ma fuori dal gregge, osservando le altre pecore dalla cima della collina mentre aspetta il predatore, sapendo bene che il predatore sceglierà lui e non il gregge. Roversi pensa di poter guardare dall'alto. Ha anche un certo delirio di onnipotenza.
Roversi ama il sapore, la bellezza, il silenzio, il femminile. Lo fa da timido, perché la timidezza è il suo orgoglio, il suo marchio di fabbrica. E pensa che tutto ciò che desidera sia proibito o velenoso. Guarda le donne con lussuria, ama il Rinascimento, il peperoncino, la sambuca. Vuole essere desiderato dalle donne, dalla sambuca e dal peperoncino, e se ne vergogna.
Roversi non ha paura della morte in sé; la considera l'inevitabile peggior complicazione che un essere vivente subisce dopo la nascita. Fisiologica. Ha paura della morte come evento, come fatto. Ha paura del dolore, dell'affanno respiratorio, della paura del morente. Per questo abusa di analgesici, anestetici, sedativi. Ha paura di non dormire, anche se ogni volta che si addormenta si sveglia con incubi seguiti da un pianto strozzato. Nel corso degli anni, è diventato dipendente dal sonno e dalla Dottoressa Psicanalista
Roversi ha una storia personale ordinaria. Famiglia borghese benestante, cattolica praticante. Studi, laurea senza lode, matrimonio con la prima donna di cui si è innamorato. Dopo vent'anni e una figlia grande, la separazione, gravata da sensi di colpa, ma ancora profondamente affettuosa e protettiva, e lui non ce la fa più.
Roversi si definisce un uomo infedele a Dio, alla patria e alla famiglia. In realtà, è buono come il pane. Soprattutto, è colpevole di fantasia, di cui abusa quotidianamente.
Angelina Carta. Poliziotta di provincia, è l'esatto opposto, concreta, pragmatica, schietta, sembra strano che possano lavorare insieme. Invece, ottengono grandi risultati. Probabilmente si compensano a vicenda.
Conosco bene Roversi, da quando è nato.
L'autore
Franz König




Roversi ama la campagna, il verde, il silenzio, ama giocare. i suoi ricordi lo portano spesso a ripensare all'impegno con cui giocava con i trenini.


O quando passava le estati chiuso nell'officina a rianimare motori distrutti


Poi, passati gli anni, sperimentati gli ospedali, fuori dalla famiglia, il suo interesse si è concentrato sulla psicanalisi, per recuperare il filo dei pensieri e il sonno.

